La Spagna è pronta a ritirarsi dal Mondiale

La Spagna potrebbe non partecipare al Mondiale del 2026 in Messico, USA, e Canada in segno di protesta. Gli scenari.

Clamorosa svolta nel panorama del calcio mondiale: la Spagna è pronta a ritirare la squadra dal Mondiale previsto per il 2026.

Il governo spagnolo ha dichiarato la possibilità di rinunciare ai Mondiali 2026 qualora Israele si qualificasse per la rassegna organizzata da Stati Uniti, Messico e Canada.

Una presa di posizione che travalica lo sport e si iscrive a pieno titolo tra i grandi casi di interferenza politica nella storia delle competizioni internazionali.

La posizione della Spagna: Israele come la Russia?

L’eco delle parole del portavoce socialista al Congresso, Patxi López, è arrivata potente:

“Perché con la Russia sì e con Israele no? Dov’è la differenza?”.

López ha lasciato intendere che il governo spagnolo chiederà agli organismi sportivi di sanzionare Israele per quanto sta accadendo a Gaza e, in mancanza di provvedimenti severi, non esclude il ritiro della Roja dalla Coppa del Mondo.

La posizione trova fondamento nella recente esclusione della Russia da tutte le competizioni FIFA e UEFA dopo l’invasione dell’Ucraina.

Lo scenario attuale: verso un possibile boicottaggio

Sulla carta, la nazionale di Luis de la Fuente è tra le favorite del torneo, imbattuta nelle prime sfide di qualificazione.

Ma lo scenario rischia di cambiare radicalmente. Se Israele dovesse ottenere il pass per il Qatar, è forte l’ipotesi che la Spagna si faccia da parte, scatenando una reazione a catena su scala internazionale e creando un precedente destinato a far discutere a lungo.

Il boicottaggio potrebbe non riguardare solo il calcio: nei giorni scorsi la Spagna ha già annunciato il suo ritiro dall’Eurovision 2026 in segno di protesta per la presenza di Israele, allineandosi alle scelte già comunicate da Islanda, Irlanda, Slovenia e Olanda.

I rischi per la Spagna: la FIFA contro le ingerenze politiche

Non mancano, però, i rischi per Madrid.

L’interferenza diretta del governo nella partecipazione delle squadre nazionali è da sempre malvista dalla FIFA, che vieta qualsiasi tipo di ingerenza politica nello sport.

In passato, nazionali come Pakistan e Congo sono state sospese temporaneamente per vicende analoghe. La Spagna si trova così a dover bilanciare le proprie convinzioni politiche con il rischio di sanzioni ancora più gravi da parte degli organismi calcistici internazionali.

Prospettive e reazioni

Il Primo Ministro Pedro Sanchez ha sottolineato la necessità di trattare Israele allo stesso modo della Russia: “Israele non può continuare a usare alcuna piattaforma internazionale per insabbiare la propria immagine”.

Se la minaccia iberica dovesse concretizzarsi, il Mondiale 2026 correrebbe il rischio di perdere una delle nazioni più prestigiose: uno smacco per l’immagine del torneo e un precedente pericoloso per il futuro dei grandi eventi sportivi globali.

Una frattura tra sport e diplomazia

In conclusione, la posizione della Spagna su Israele ai Mondiali 2026 rappresenta un passaggio storico e delicatissimo, capace di ridefinire il rapporto tra sport, politica e diritti internazionali.

Nei prossimi mesi, FIFA e governo spagnolo saranno chiamati a gestire una crisi senza precedenti, mentre il mondo del calcio attende di conoscere il destino della Roja e le reazioni delle altre federazioni.

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