Quanto questa Inter è realmente targata Cristian Chivu? Una domanda che sorge spontanea soprattutto quando gli interpreti in campo sono più o meno gli stessi (Akanji per Pavard e Sucic su tutti) delle ultime annate di Simone Inzaghi.
Ma se il “demone di Piacenza” ha il suo da pensare sulla panchina dell’Al Hilal, il collega romeno a cui ha ceduto il testimone ha il suo da fare.
Un nuovo ciclo
I successi meritati contro Ajax e Sassuolo hanno dato alla squadra una boccata d’ossigeno non indifferente dopo le cadute contro Udinese prima e Juventus poi che hanno messo l’Inter già nella scomoda posizione di non poter commettere altri passi falsi. E allora, di sicuro vincere aiuta a vincere ma di sicuro i tre punti riusciranno anche ad aiutare Chivu e il suo staff a dare una nuova veste tattica ai nerazzurri affinché questa Inter possa definitivamente essere sua.
Un nuovo modo di giocare per l’Inter
Di certo l’ex Parma sta facendo di tutto per cambiare qualche automatismo. Detto di Çalhanoğlu, che dopo qualche capriccio estivo, è tornato ad essere il vero termometro della squadra come già succedeva con Inzaghi (la principale differenza è che ad oggi come suo vice è stato eletto Barella ndr) le novità sono parse evidenti da queste prime uscite.
Tra queste spicca la continua ricerca del cambio di lato proprio grazie alle aperture perfette del turco. Ok, anche con Inzaghi l’Inter cercava spesso la superiorità sugli esterni, ma con Chivu questa ricerca deve portare soprattutto ai cross. Non è un caso che ad oggi l’Inter ha il primato in serie A per la quantità di cross (61) su azione. Palla in the box, insomma, ma anche maggiore ricerca della verticalità: eccolo l’altro aspetto portato in dote dalla gestione Chivu. Basta con il continuo fraseggio che a volte diventa pure soporifero. Appena si ha l’occasione bisogna verticalizzare e cercare le due punte.
Capitolo attaccanti
Proprio il reparto offensivo è stato arricchito con il mercato da Bonny e soprattutto Pio Esposito. Il ventenne italiano merita un discorso a parte: è dai tempi di Icardi che all’Inter mancava un centravanti vero. Con il 94 in campo la squadra ha un punto di riferimento costante proprio per cercare di verticalizzare il più possibile come richiesto da Chivu e cercare di rendere meno prevedibile e più veloce la manovra di Barella e compagni.
E allora ad oggi il problema non è la mancanza di chi salta l’uomo (potrebbe essere letta in tal senso la ritirata su Lookman) ma la maggiore attenzione soprattutto in difesa. Perché anche con il Sassuolo dopo le tante occasioni sprecate i nerazzurri hanno rischiato di compromettere il risultato. Occorrono attenzione, concretezza e intelligenza tattica. E forse il calendario in discesa potrebbe anche aiutare Chivu in questa transizione e rendere finalmente questa squadra la sua Inter.
