C’è la crisi della Fiorentina.
Tra le posizioni delle prime giornate di Serie A, fa rumore quella della Viola da cui, onestamente, ci si aspettava molto di più.
Fiorentina in crisi nera: il peggior inizio di stagione nell’era dei 3 punti
La Fiorentina di Stefano Pioli sta vivendo uno dei momenti più difficili degli ultimi decenni. Dopo sei giornate di Serie A, la squadra viola è ferma a soli 3 punti, frutto di tre pareggi e ben tre sconfitte, senza nemmeno una vittoria all’attivo.
Questa partenza rappresenta il peggior inizio di campionato per la Fiorentina dall’introduzione del sistema a 3 punti per vittoria, con la squadra che si trova in 17ª posizione, a un passo dalla zona retrocessione.
Una squadra senza gioco e con la mente altrove
Il rendimento della Fiorentina in campo è sotto ogni aspettativa.
I numeri parlano chiaro: solo 4 gol segnati, 8 subiti, con Mandragora capocannoniere con soli 2 gol.
La mancanza di gioco fluido e idee chiare è evidente, e la squadra appare più fragilità mentale che difensiva.
Anche nell’ultima partita contro la Roma, dove si è vista una Fiorentina all’altezza, la squadra non è riuscita a concretizzare né a mantenere il vantaggio, subendo il pareggio dopo poco.
Pressione su Pioli e contestazione a Pradè
La posizione di Stefano Pioli, tornato quest’estate con grandi aspettative, comincia a scricchiolare. Nonostante la fiducia ufficiale della società e del presidente Commisso, la pressione cresce, anche perché il calendario alla ripresa sarà durissimo con Milan, Bologna e Inter da affrontare.
La tifoseria più calda, in particolare la Curva Fiesole, punta il dito soprattutto contro il direttore tecnico Daniele Pradè, ritenuto responsabile della costruzione della rosa che ancora non ha dato i risultati sperati.
Le carenze dal mercato
La sensazione è che, nel mercato estivo, non si siano andati a colmare i problemi insorti lo scorso anno: la difesa è molto fragile ed il cambio di gran parte del centrocampo non ha dato i risultati sperati.
Così come non stanno rendendo giocatori ritenuti importanti come Nicolussi Caviglia, Fazzini e Sohm.
Anche in avanti difficile collocare tra i colpi importanti i nomi di Dzeko e Piccoli: fin qui sono stati abbastanza anonimi.
Ed è inspiegabile il riscatto di Gudmundsson: meteora la scorsa stagione, non pervenuto in questa.
Kean: il simbolo di un avvio travagliato
Uno dei simboli di questa crisi è Moise Kean, arrivato con grandi aspettative ma finora incapace di incidere. L’attaccante ha segnato solo un gol in campionato, ma soprattutto ha faticato a trovare continuità e pericolosità: una sola conclusione nello specchio in cinque partite giocate ed un solo gol segnato.
L’immagine di Kean riflette quella di una Fiorentina in una sorta di involuzione, incapace di esprimere il potenziale presente nel gruppo.
Cosa serve per uscire dalla crisi?
Con una classifica che inizia a far paura e un calendario complicato, la Fiorentina ha davanti a sé settimane decisive. Serve una scossa mentale e tattica, con una maggiore consapevolezza dei problemi e un lavoro mirato per ritrovare gioco e risultati. Pioli resta al momento al comando, ma con l’obiettivo di invertire al più presto questa rotta prima che la crisi diventi irreversibile.