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Il Murales di Diego Armando Maradona


Subito dopo il secondo Scudetto (stagione 1989‑1990, vinto il 13 maggio 1990), l’artista locale Mario Filardi (classe 1967–2010) ricevette una colletta dagli abitanti di via Emanuele De Deo per dipingere il volto di Maradona in maglia azzurra, con lo Scudetto sul petto e la fascia da capitano. Filardi completò l’opera in pochi giorni, aiutato dai tifosi che tenevano accese le luci delle auto e fornivano materiali di fortuna.

Degrado e “finestra imprevista”

Nel corso degli anni ’90 le intemperie e i graffiti avevano progressivamente sbiadito l’immagine, ma il colpo peggiore fu l’apertura, alla fine degli anni ’90, di una finestra proprio al centro del volto di Diego: i proprietari dell’edificio realizzarono uno sportello che frammentò irreversibilmente il murale originale.

Primo restauro di Salvatore Iodice

Dopo la morte di Filardi nel 2010, l’artigiano locale Salvatore Iodice promosse un restauro conservativo: raccolse circa 3 000 € tra i residenti, ottenne i permessi comunali (incluso il noleggio di un carrello elevatore) e sostituì la finestra con due ante in legno, sulle quali ridipinse il volto di Maradona, restituendo all’opera un nuovo sguardo riconoscibile.

Ritocco di Francisco Bosoletti

Nel 2017 lo street artist italo‑argentino Francisco Bosoletti, noto per il murale della “Pudicizia” di Cappella Sansevero, ridisegnò gratuitamente il volto di Diego con tratti più naturali e realistici, mantenendo intatto il corpo dipinto in origine.

“Largo Maradona”

Il 25 novembre 2020, all’indomani della scomparsa di Maradona, migliaia di tifosi e turisti accorsero a lasciare fiori, sciarpe e striscioni davanti al murale, trasformando lo slargo in un luogo di culto laico, universalmente noto come Largo Maradona. Da allora il Comune di Napoli ha rafforzato le misure di sorveglianza installando telecamere e sta valutando interventi di pedonalizzazione per preservare l’opera dalle intemperie e dai vandalismo

Oggi il murale di via Emanuele De Deo n. 60 non è solo un tributo al campione argentino, ma un simbolo di devozione collettiva. Resta meta obbligata per pellegrinaggi sportivi, tour artistici e omaggi di intere generazioni di appassionati.