Curiosità

Calcio troppo costoso in Italia: tra allenamenti e tornei i genitori arrancano

Far giocare i ragazzi è diventato un investimento di soldi ed energie per le famiglie

Diventare un calciatore è il sogno di tanti bambini e ragazzi in Italia. Peccato che-rispetto ad altri Paesi europei- il nostro è fanalino di coda anche in questo. Il sistema calcistico italiano è uno dei più arretrati, e soprattutto non “attrezzato” a scovare nei tempi e nei modi giusti i talenti giovanili, che per questo restano per anni nascosti nelle tante scuole calcio presenti nelle regioni del Paese.

La scuola calcio in Italia è un percorso di avviamento per bambini e bambine nell’età compresa tra i 5 e i 12 anni. Solitamente vengono gestite da società sportive dilettantistiche o associazioni sportive affiliate a club professionistici.

Negli ultimi anni è aumentato il numero dei giovanissimi che si avvicinano al mondo del calcio e che scelgono di praticarlo con continuità ed impegno, ma-considerando i costi che le famiglie devono affrontare- viene sempre più da pensare che il calcio stia diventando uno sport per ricchi.

Eppure i più grandi campioni della storia del calcio hanno cominciato a giocare per strada, nella maggior parte dei casi senza avere la possibilità economica di acquistare scarpe o palloni adatti per praticarlo al meglio. Fino a qualche decennio fa il calcio era senza dubbio lo sport più “democratico” rispetto agli altri, perché appunto più facilmente praticabile per chiunque ed ovunque lo si volesse.

O almeno, questo sino a quando i Sindaci non hanno cominciato a vietare ai bambini di giocare nelle piazze o vie cittadine.

Ma quanto costa, oggi, avere un figlio che pratica calcio?

Oltre all’iscrizione annuale alla scuola calcio (che varia in base alle diverse società e alla zona di riferimento, anche se il range è solitamente compreso da circa 300 euro ad un massimo di mille), i genitori dei bambini e ragazzi devono sopperire ad ulteriori spese accessorie come i vari spostamenti in macchina per disputare partite amichevoli e tornei, l’acquisto di kit, pranzi e cene fuori casa, ecc.

Abbiamo raccolto alcune testimonianze per avere una “fotografia” più reale del fenomeno che coinvolge ormai tantissime famiglie italiane.

Nel mio caso personale, con un figlio pulcino al secondo anno, scuola calcio quota annuale di 650 euro, kit da comprare separatamente. Poi ci sono i tornei, ovviamente tutti a pagamento dei genitori. Forse a Pasqua andremo a Milano, con tanto di sfilata e premiazione a San Siro. Costo per un singolo atleta: 295 euro. Poi ci sarebbe pure Cesenatico (185 euro), Umago (Croazia, torneo internazionale) altri 200 euro… E tu cosa fai, se ci vanno gli altri ragazzi, non mandi tuo figlio? Scelta davvero difficile. Per fortuna qui in Friuli c’è la “dote famiglia”, un bonus che rimborsa fino a 500 euro per spese sportive ed extrascolastiche”, racconta Mimmo, il papà di un piccolo aspirante calciatore friulano.

C’è poi un altro elemento di cui bisogna tenere conto, ed è il business legato ai tornei di calcio, sui quali spesso e volentieri gli organizzatori ci “marciano”, gonfiando prezzi in maniera esagerata ed offrendo accoglienza e trattamento pessimi sia alle società ospitanti che ai genitori.

La nostra scuola calcio ci ha proposto di partecipare ad un torneo internazionale, organizzato a circa un’ora e mezzo di distanza da casa. Con grande dispendio sia economico che di energie abbiamo accompagnato i nostri figli per tre giorni, ma purtroppo (almeno per la nostra categoria di riferimento, il 2016) di internazionale abbiamo visto ben poco, dato che i bambini hanno affrontato squadre già incontrate altre volte e vicine geograficamente a dove viviamo. Insomma, nessuna novità. La Juventus, Inter, Barcellona? Non abbiamo visto nulla di questo. Per di più organizzazione pessima ed arbitri assolutamente poco equilibrati e non preparati hanno contribuito a rendere l’esperienza poco edificante sia per i bambini che per noi che li abbiamo accompagnati”, racconta la mamma di un Pulcino di una scuola calcio della provincia di Foggia.

Succede anche che l’impreparazione e la scarsa professionalità degli allenatori intacchi la serenità dei genitori e dei bambini, che si ritrovano a dover gestire malumori e malintesi che nascono fuori dal campo. “Se mi accorgo che mio figlio non si diverte più e non esce dal campo sorridendo io sono disposto a cambiare società per trovare un ambiente più sano e rispettoso della sua persona”, dichiara Marco, papà ultras, sempre in prima linea per sostenere il suo piccolo campione.

Il mondo del calcio si evolve continuamente, spazzando mode e ricreandone in fretta altre. Ma una cosa è certa: oggi i vertici del calcio hanno bisogno di rivedere il sistema partendo dal “basso”, dalle scuole calcio e dal loro funzionamento, perché solo così il settore giovanile potrà diventare linfa vitale per il futuro.