Milan e quella Coppa Italia del 2003 che oggi fa rumore

Se molti tifosi rossoneri (anzi, se quasi tutti i tifosi rossoneri) associano il 2003 alla famosa Champions vinta a Manchester contro la Juventus ai rigori, non c’è da biasimarli. Un successo storico, quello della banda di Carlo Ancelotti, che il 28 maggio 2003 alza nel cielo d’Europa la sua sesta coppa dalle grandi orecchie, contro una Juventus priva di Pavel Nedved, che da lì a qualche mese vincerà il Pallone d’Oro.
Ci sono però due date che circondano quella famosa del 28 maggio: il 20 e il 31, i giorni dell’ultima Coppa Italia vinta dal Milan. Una Coppa Italia forse dimenticata, o meglio a dirsi, oscurata dallo storico successo contro la Juve. Una Coppa Italia che però, da quei due giorni di maggio, sembra quasi essere diventata maledetta. Sembra che oggi (e soprattutto dopo ieri sera) faccia più rumore di quanto ne fece all’epoca.
Sono passati 22 anni dall’ultimo successo in coppa nazionale da parte del Diavolo. Ventidue anni e tre finali perse: due contro la Juve e una, ieri, contro il già storico Bologna di Vincenzo Italiano, che ha riportato la coppa al Dall’Ara dopo 51 anni.
La formula della Coppa Italia 2002/2003
La formula della Coppa Italia, all’epoca, era alquanto bizzarra rispetto ai tempi moderni. Partecipavano in tutto 48 squadre: tutte le squadre di Serie A e B, più le quattro retrocesse dalla Serie B l’anno prima, le quattro sconfitte dei playoff di Serie C 2001/2002, e le due finaliste della Coppa Italia Serie C della stagione passata. Insomma, un intruglio all’italiana.
Le migliori otto della Serie A 2001/02 partivano direttamente dagli ottavi di finale (un po’ come oggi), mentre le seconde migliori sei e le migliori due della B dell’anno precedente iniziavano dal secondo turno.
Le restanti 32 si affrontavano in otto gironi da quattro squadre, in partita secca, dove passava solo la prima classificata. Dal secondo turno in poi, si giocavano partite di andata e ritorno.
Il cammino del Milan verso la finale
Come si può ben immaginare, quindi, il Milan partì dagli ottavi di finale, dove affrontò l’Ancona, che in quella stagione (grazie al quarto posto in B) riuscì a centrare la promozione in A.
L’andata non fu tanto facile per i rossoneri, che si arenarono sull’1-1, mentre al ritorno, senza troppi fronzoli, si sbarazzarono dei marchigiani con un netto 5-0 a San Siro. Tra gli altri marcatori, da segnalare la prima rete con il Milan di un giovane Marco Borriello.
Ai quarti di finale ci fu il Chievo dei miracoli di Gigi Delneri, che dopo il quinto posto nel campionato precedente si confermò nelle zone alte della Serie A, chiudendo l’anno settimo, nonostante lo scoppio del caso Eriberto/Luciano.
La gara di Coppa fu ancora serrata all’andata (0-0 a San Siro), quanto scoppiettante al ritorno: il Milan infatti ne fece di nuovo 5 e guardò avanti alle semifinali, dove lo aspettava il Perugia di Serse Cosmi, che aveva eliminato niente popò di meno che la Juventus con un totale di 4-1.
Il Perugia di Cosmi, si sa, era una squadra fluida, forte sulle fasce ma anche molto fisica e tecnica in mezzo al campo. Quell’anno, a Perugia, c’era Fabrizio Miccoli, che sarà poi capocannoniere di quell’edizione della Coppa Italia con 5 reti.
Il copione, nella partita d’andata, sembrò sempre lo stesso: terzo pareggio di fila nella prima sfida, 0-0. Si deciderà di nuovo tutto al ritorno, questa volta a San Siro, dove il Milan, con non poche difficoltà, riuscirà a strappare un biglietto per la finale grazie a un 2-1, con rete su rigore di Andrea Pirlo al 78esimo.

La finale contro la Roma
In finale ci fu la Roma di Capello: non tanto brillante in campionato (arriverà ottava), ma forte e compatta nel percorso in Coppa, reduce da una doppia vittoria nel derby in semifinale contro la Lazio.
L’andata si giocò a Roma, nell’Olimpico delle grandi occasioni. Al 28’ Totti, con un gran destro, sembrò aprire la festa giallorossa. Al 62’, però, la musica cambiò: il Milan trovò il pari su rigore con Serginho, e da lì in poi fu dominio rossonero. In 10 minuti il Diavolo trovò altre due reti, con Ambrosini e ancora Serginho. All’89’, Sheva chiuse la partita segnando l’1-4 e rendendo di fatto il ritorno una formalità.
A otto giorni dall’andata, come detto in precedenza, il Milan si laureò campione d’Europa. Il 31 maggio, a San Siro, ci si aspettava la doppia festa: al settimo cielo per la Champions conquistata qualche giorno prima e pronti ad alzare la Coppa Italia, che mancava dal ’77, forti del risultato dell’andata.
Ci pensò il solito Francesco Totti a provare a rovinare la festa, con una doppietta che portò il totale sul 4-3. Un minuto dopo il secondo gol del capitano giallorosso, però, il Milan allungò grazie a Rivaldo, che tranquillizzò il pubblico di San Siro.
Cinque minuti più tardi ci pensò Cassano a chiudere la partita… ma a modo suo: si fece espellere dal contestato Rosetti dopo avergli spinto il fischietto sulla bocca e, subito dopo, mimò le famose corna.
Verso la fine della gara venne espulso anche Totti per doppia ammonizione e, al 94’, Pippo Inzaghi mise la firma sulla vittoria della quinta (e finora ultima) Coppa Italia del Milan.

C’è da dire che, tolta una parentesi tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’70 con quattro successi, il Milan non ha mai avuto un gran feeling con la Coppa Italia. Il successo, infatti, prima del 2003 mancava da 26 anni.
Oggi manca da 22 anni, e chissà che, tra qualche anno, questa “maledizione” non venga finalmente spezzata.