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Italia: adesso basta, qualcuno si prenda le responsabilità

Italia basta così. Quello di ieri con la Norvegia è stato un risultato imbarazzante. Ma, come sempre, nessuno prende le sue responsabilità.

La trasferta norvegese valida per le qualificazioni ai Mondiali del 2026, previsti in USA, Canada e Messico, riempie l’Italia di incertezze e di timori dell’ennesimo disastro.

La Nazionale è stata umiliata sotto tutti i punti di vista: gioco inesistente, risultato largo che compromette ampiamente il cammino azzurro, singoli giocatori spaesati e senza personalità.

E’ un film che va avanti da anni: Brasile 2010 e SudAfrica 2014 ne avevano dato le avvisaglie, poi 2 Mondiali non raggiunti sono stati la conferma.

La vittoria di Euro2020 è solo un lenitivo di una crisi nera di cui nessuno, ad oggi, se ne è assunto le responsabilità.

Italia: un disastro che viene da lontano

Un fallimento totale sotto ogni punto di vista.

Un disastro frutto delle mancate riforme del nostro calcio, che ogni anno vede fallire società professionistiche (Spal, Brescia e Lucchese le ultime) senza che nessuno faccia niente per renderlo più sostenibile.

Un disastro annunciato, guardando gli ultimi dati della nostra Serie A: nella stagione 2024/2025 della Serie A, il numero di calciatori stranieri ha raggiunto il record di 401 su 588 giocatori utilizzati, pari al 68,2% del totale. Aggiungiamo:

Udinese: 27 stranieri, con 7 formazioni titolari composte interamente da calciatori non italiani.

Parma e Verona: 26 stranieri ciascuna.

Milan: 25 stranieri, tra le grandi squadre.

Un dato preoccupante, ogni anno sempre più crescente, che va a diminuire la rosa dei convocabili per gli Azzurri. Ed all’estero non va tanto meglio: sono 1000 circa i giocatori italiani tra le varie leghe professionistiche, ma di grandi talenti nemmeno l’ombra.

Nei campionati giovanili le situazioni, ovviamente, sono paragonabili.

E nessuno, in Italia, prova a modificare questo trend. Eppure Gabriele Gravina è in sella alla nostra FIGC dal Novembre 2018, ha vissuto due mancate qualificazioni ai Mondiali, ma non ha mai provato a mettersi in gioco o, meglio, a dimettersi.

Spalletti non è da Nazionale

Il buon Luciano, di cui lo scrivente ha grande stima, ha dimostrato di non essere un ct, un selezionatore.

Ha dimostrato di essere un ottimo allenatore per club, un tecnico capace di far crescere e gestire un gruppo con il lavoro quotidiano, ma non da Nazionale.

E’ un allenatore troppo rigido in diverse situazioni e le situazioni Acerbi ed Orsolini sono la dimostrazione esemplare: con il primo c’è stato uno strappo plateale e pubblico, quando i panni sporchi andrebbero lavati in casa, mentre il secondo è stato convocato a furor di popolo dopo essere stato ignorato per tutto il campionato.

Il calcio italiano è morto

Il calcio, in Italia, è destinato a morire e gli italiani si disinnamoreranno della Nazionale.

D’altronde la giovane generazione non ha mai vissuto una notte Mondiale, non ha mai vissuto le emozioni di tifare tutti per una maglia.

Menomale che c’è Sinner che ha la capacità, oggi, di tenere l’Italia fissa davanti allo schermo. Perchè fosse per gli Azzurri, oggi, le tv sarebbero spente.